L’eterna rivalità tra software open source e licenze proprietarie è uno degli scenari più comuni che ha disegnato, e continua a farlo, il panorama tecnologico. Nell’ambito Linux Enterprise le distribuzioni più diffuse risultano CentOS e RHEL (Red Hat Enterprise Linux).
Vista la prossima conclusione del ciclo di vita di CentOS Linux 7, indicata per giugno 2024, esploriamo in questo articolo le opportunità e le difficoltà di questo cambiamento ormai imminente.
Quali sono le differenze tra una distribuzione Linux con CentOS o RHEL?
Qualche cenno storico, utile per fornire il contesto.
RHEL nasce come distribuzione Linux con supporto enterprise di Red Hat Inc., orientata alla stabilità e garantita da molteplici certificazioni. In origine RHEL garantiva inoltre l’accesso in anteprima a patch di sicurezza, nuove funzionalità e Bugfix rispetto a CentOS.
CentOS, invece, nasce come fork di RHEL in ottica Open Source per permettere una maggiore diffusione del prodotto Red Hat anche in contesti meno critici rispetto a RHEL. Tuttavia, lo sviluppo di patch e nuove funzionalità ha sempre seguito il modello "Prima RHEL, poi CentOS" con delay di diversi mesi. Tutto ciò era possibile grazie alla compatibilità binaria di RHEL con CentOS fino alla versione 8, la condivisione del gestore di pacchetti (YUM e DNF), le architetture hardware supportate e la documentazione.
Con l’introduzione di CentOS Stream, nel 2021, Red Hat inverte il ciclo di rilascio di patch di sicurezza e nuove funzionalità, rendendole pertanto disponibili prima su CentOS Stream e solo in un secondo momento su RHEL.
Questo cambio di rotta garantisce un maggior volume di sistemi in test prima di veder applicate le modifiche alla distribuzione RHEL, utilizzata in contesti più sensibili in ambito stabilità, sicurezza e certificazioni.
Con l’avvicinarsi del termine del supporto per le versioni CentOS da parte di Red Hat, che avverrà il 30 giugno 2024, i reparti IT di tutto il mondo si trovano davanti a uno scenario poco raccomandabile che impone 2 scelte:
- Continuare a utilizzare sistemi con CentOS senza supporto a livello di patch di sicurezza, correzione dei bug e aggiunta di funzionalità;
- Migrare ad una differente distribuzione con conseguente trasferimento degli applicativi al momento eseguiti su sistemi CentOS.
Entrambe le scelte comportano dei rischi e ed effort per continuare a garantire l’operatività dei sistemi, ed è per questo che SUSE mette a disposizione una terza possibilità.
Ma come SUSE? Non si stava parlando di Red Hat?
Circa 18 mesi fa SUSE ha eseguito il fork del codice sorgente di CentOS, in previsione della scadenza del supporto da parte di Red Hat, ed ha creato il progetto “SUSE Liberty”.
SUSE Liberty è il progetto che mette a disposizione una terza opzione: mantenere l’attuale sistema operativo garantendo continuità e supporto dei sistemi CentOS attualmente installati, per i prossimi 36 mesi. Ciò permette di espandere il ciclo di vita IT senza migrazioni imminenti.
Con SUSE Liberty sono disponibili due possibili Tier:
- Supporto per il solo rilascio di patch di sicurezza;
- Supporto Premium per il rilascio di patch di sicurezza e bugfix sulla base delle esigenze del singolo sistema;
End of Life non significa per forza migrazione o dismissione
Ogni soluzione appena proposta dipende sicuramente dalle esigenze di ogni realtà e dall’attuale situazione degli applicativi e la compatibilità in caso di migrazione.
Detto questo, a mio parere, l’opzione di estensione del supporto con SUSE Liberty, ad oggi, risulta essere la scelta più logica e meno dispendiosa, sia a livello di effort che di costi. Anche se rimane una soluzione temporanea, da, a tutti gli utilizzatori di CentOS, un margine di tempo in più per decidere come o dove migrare, predisponendo tutto il necessario per ridurre al minimo disservizi o inconvenienti.
Mentre il dibattito tra open-source e sistemi a licenza continua, la community di utenti è chiamata sempre di più a scegliere tra le opzioni disponibili, cercando il giusto equilibrio tra stabilità, innovazione e libertà.
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